290 fa Alfredo a colei ; poi la cavatina della donna, la quale non sa ancora risolversi d’abbandonare la gaia vita per quell’ amore. In tutti questi luoghi ha pari bellezza, la bellezza antica, quella che si usava e piaceva a’ tempi della buon’ anima del Rossini, e risulta, non da sottigliezze di dotto ragionamento, ma dalla originalità del pensiero, dalla soavità e vivezza del canto, che ti tocca le fibre, e ti fa muovere d’in sullo scanno. Ha, fra le altre, il motivo del brindisi, ed una frase del duetto, che si ripete poi a pertichino del tenore di dentro, nell’ ultimo tempo della cavatina, di tal gusto e sapore, di tale peregrinità d’ accento, da non poterli appien diffinire ; poiché la parola, che raggiugne pure i più alti ed astrusi concepimenti dell’-anima umana, e li raffigura, non ha valore a rappresentare e render sensibili le forme, nè meno più semplici, della musica. La Salvimi-Donatelli cantò quei passi d’agilità, che molti per lei scrisse il maestro, con una perizia e perfezion da non dirsi : ella rapi il teatro, che, alla lettera, la subissò d’ applausi. Quest’ atto ottenne il maggior trionfo al maestro ; si cominciò a chiamarli', prima ancora che si alzasse la tela, per