107 III. Duello ad armi cortesi (*). I Fiori, com’ era da loro, che vuol dir gentilmente, risposero alla nostra lettera amorosa con un’ ammenda onorevole, e ieri sera con una dichiarazione del sig. D. F. Protestiamo, anzi tratto, che nulla era piii lontano dal nostro pensiero quanto l’intenzione d’alludere, per niente, al sig. D. F. con le nostre parole. Non ne avevamo nè cagion nè diritto ; nessuno degli articoli, da noi toccati, portavano il nome suo, nè sappiamo perchè egli abbia voluto, cosi da sè, mettersi attorno quel tabarro, o chi gli abbia fatto il torto di credere che fosse tagliato a suo dosso. Per modesto che sia un ingegno, ei dee aver coscienza del proprio valore ; ed egli, il sig. D. F., non doveva supporci di sì poco buon gusto o poca buona fede da confonderlo con le genti, che sformano un giornale. E’ commise una doppia ingiustizia. Quale opinione noi C) Gazzetta del 6 ottobre 1854.