339 mattina, nelle sale del Ridotto, la promessa accademia, ed ella riuscì quale s’immaginava. Tre furono i pezzi, da lui eseguiti, tutti tre di sua invenzione ; ed in essi mostrò le virtù, di che più sopra toccammo. Nel Pot-pourri, tra gli altri, eh’ ultimo egli produsse, s’ ammirò in ispecie certi arditi contrasti di note basse ed acute, non so qual giuoco di doppie voci, certe sottili smorzature, suoni, come a dire, in fiato, note miracolosamente tenute e trillate, che gradevolmente sorpresero ; e il gentil sonatore ne fu più volte applaudito e domandato. Alle sonate, si frammisero con variato piacere i canti della Winnen, del Ferrari e del Manzini. La bella e forte voce di quella leggiadra cantante potentemente risonava fra quelle volte armoniose, nè si poteva con miglior garbo cantare la romanza del Roberto il Diavolo, e il terzetto dell’ Attila, in cui ella fu convenientemente secondata da’ due compagni. Il duetto del Domino nero, Col Ferrari, fu del pari gustato, come pure la romanza del maestro Marnato, detta con grande espressione dal Manzini ; sì che a’ tre cantanti, ma più particolarmente alla Winnen, che fu e applau-