195 finale, nel terzo. L’opera progredisce crescendo ; e, come vuole la ragione estetica, il meglio si raccoglie appunto nel fine. Ha, nell’ atto quarto, una bella romanza, cantata di dentro con molta soavità dal tenore, e di cui ieri sera s’ebbe fino la velleità d’una replica ; e a questa tien dietro un duetto tra soprano e tenore, che cade poi in un terzetto tra’ bassi e il soprano : pezzo, da’ maestri giudicato della più squisita fattura, e che degnamente termina lo spartito. Maestro e cantanti ebbero applausi fragorosissimi, e furono più volte tanto alla prima che alla seconda rappresentazione domandati sul palco. Si deve anche dire, che la Evers, il Coletti e il Graziarli, come pure il Rodaz, sostennero con grand’ impegno, e pari valore, la loro parte. Il Coletti, tra gli altri, non cantò certo per nulla ; e tutti gagliardamente contribuirono al fortunato successo dell’ opera, l’impresario compreso, il quale la pose in iscena con vera magnificenza, ed eleganza di figurini ancora maggiore. E qui, per ciò che spetta alla Fenice, la serie de’ bullettini è compita, e noi entriamo per un anno in vacanza.