347 le maggiori incensate : queste inebbriano e guastano ; quelli fan riflettere, e in qualche caso, raro caso ! correggono. Del rimanente, il saporito dell’ opera si può dir che principii col testé ricordato finale. Nelle altre parti, si nota qualche leggiadro motivo, come quello della cabaletta della donna, che la Scotta canta con molt’ anima ; qualche pregio d’istrumentazione ; ma ivi soltanto, e appresso nel breve, succoso atto terzo, si spiegano l’estro e la grand’ arte del Donnetti. Nel finale s’ ammira la giustissima cantilena, così bene condotta e intrecciata, e in ispecie l’immaginoso duetto, che, con novità di pensiero, c’ innestò a mezzo il maestro, e eh’ è reso con tanta, se non forse soverchia, energia, dal Negrini. Il pezzo è magistralmente, e con grande unione eseguito da tutte le parti ; e, tanto qui che altrove, si vede che i cori stanno ora sotto le bandiere del Carcano. Nel generale, però, fu in esso, il finale, avvertito qualche languore ne’tempi, colà p. e. dove, dopo il duetto, si ripiglia il primo andamento, che, per la già seguita concitazione degli animi, dovrebbe esser più mosso, e troppo anche dalla stretta si stacca.