261 la gente n’ ebbe più occupazion che diletto, presa dalla onesta curiosità di ricercare la fonte di que’ motivi, che nuovi non le percoteano 1’ orecchio, e si beccava il cervello. Sarebbe però ingiustizia tacere che, in mezzo a tutte queste sue rimembranze, la cavatina del tenore e quella della donna, nel prim’ atto, sono due gentili lavori, così per una certa graziosa espressione di canto, come per la finitezza d’ ornamenti, ond’ è condotta la frase. Ingegnosi e vivaci sono pure qua e là alcuni' movimenti d’ orchestra, e accusano molta sperienza e dottrina d’istrumentazione. E dee anche dirsi che 1’ opera non potea essere con più valor sostenuta. Cantanti, cori ed orchestra s’ adoperarono con ogni ardore, fecero l’estremo del lor potere per favorire il giovili maestro, e da lor non rimase eh’ ei non avesse il più compiuto successo. La Salvini-Donatelli eseguì, come sempre, cose mirabili d’ agilità e di bravura : in que’ suoi gorgheggi, eli’ è veramente un usignolo, e n’ ha la soavità e la sicurezza. Pel canto, si lodarono e applaudirono anch’ essi il Graziarti e il Vanesi ; e massime il primo, per certe note spiccate di quella sua limpidissima voce. Con egual