351 cantato da luì e dal Corsi, e che rinnovò, ci sia permesso di dire, i furori, che per quindici sere produsse su quelle scene. In mezzo a’ canti, s’ udirono i suoni eccellenti del Mirco sul clarinetto : alcune variazioni, da lui composte sopra motivi della Lucia e il Carnovale ài Venezia, che per la prima volta vestiva le forme di quell’ ¡strumento. Si sarebbe detto che 1’ egregio sonatore avesse voluto tentar l’impossibile. Pure, il popolare motivo del tema, quel pensiero che in tante guise si trasforma, si presenta sotto tante facce diverse, ma che sempre intero e riconoscibil ti torna all’ orecchio ; il diffidi contrasto di que’ bassi con quegli acuti, quelle fughe, que’ trabalzi di note, que’ giuochi involuti, mai non acquistarono più vivace, più netta espressione. Per proprio particolare trattenimento, alcuni esimii professori si permisero quindi, fra’ pezzi e fuor del programma distribuito, 1’ onesto passatempo di far insieme un quintetto : dotto e profondo lavoro, magnificamente eseguito, ma non con diverso diletto di chi si facesse a leggere, in gentile brigata, una bella ed erudita dissertazione sopra una lapida sepolcrale. Pulchrum, sed non erat Me locus ;