36 ghezza, la bizzarria delle fogge donnesche ? Fervide, animate, perite, benché un po’ combattute dall’ affanno e dal numero, furon le danze ; 1’ occhio avea da ogni parte, e in guise diverse, di che pascersi ed ammirare. Non contavan le ore se non i vecchi eh’ han perduto le gambe, o i padri, e i mariti, che non acquistarono ancora la dose debita di pazienza. Il fiore del bel mondo cittadino e forestiero diede al carnovale, che se n’ andava, eh’ era già ito, 1’ estremo saluto nel gran Veglione della Fenice. Grandioso, magnifico era lo spettacolo, che in quella presentava il teatro, di subito trasformato in un mare di luce, splendente per tutte le logge d’ avvenenti sembianti, di sfarzose acconciature, d’ ornamenti, di vezzi : iride maravigliosa di cento colori, che vinceva la vista ; mentre da basso, in quella gran calca, s’ aggirava il turbine delle maschere, le quali, polite e gentili, le più, a vicenda seduttrici e sedotte, scendevan, montavano, spingevano, eran sospinte, empiendo del loro festoso tumulto la sala. Egli era tal quadro, che si potrebbe piuttosto immaginar che descrivere, e domanderebbe ben altro spazio, o mèglio ancora ben altra mano, ad essere debita-