158 cento profferite, che ti lacera 1' anima, e poi sì bellamente imitata e variata dalle altre parti ; il duetto tra il tenore e il soprano nel terzo, quando in ispecie la voce di quello in modo così soave si marita a’ sospiri dell’ oboè ; quel fantastico e nuovo crescendo dell’ accompagnamento nella cabaletta, dove, con le note fugate più gravi de’ più gravi istrumenti, e il sordo rumore delle note tenute e tremanti de’ timpani, par che nell’ orchestra si riversi tutto il fragore dei tuoni e delle tempeste del cielo a scolpir nell’ immagine il pensiewii quel verso : Fuggiam le inique porte ; tutti questi sono concetti e invenzioni d’incontrastabil bellezza, e soli basterebbero a dar pregio ad un’opera, ancorché non bastino a contentar tutto il mondo. Fra questi collocheremmo eziandio la stretta del citato duetto tra il basso e il soprano, e la cabaletta, che finisce 1’ aria della donna, se quella, nel grido lamentevole, con cui a battuta a battuta il soprano accompagna la frase principale dell’ altro, troppo non ricordasse la doppia scena del Rigoletto ; e questa, con quell’ ardita volata, nella quale prorompe, non facesse correre al pensiero il famoso : Non fu sogno dei Lombardi. Ha bel-