198 di Madame de Léry ? Che garbo in quelle eleganti facezie, in que’ motti pungenti, in quelle ironie ! Certo non vedemmo le grandi attrici di Parigi ; la stessa Rachel, per giudizio di tutti i giornali, e principalmente del critico di lei, Carlo Maurice, nella sua Vérité-Rachel, non è pari a sè stessa nella commedia, e qui in questo campo non ci si mostrava ; non siamo quindi in grado d’istituire confronti : ma ben oseremo affermare che in parti somiglianti, 1’ Armand tocca il perfetto, e non sapremmo qual menda trovarle, per dirla ad altra seconda. Con più dignità e più garbo, non si poteva sostenere la diffìcilissima scena del Tartufe, quando Elmire mette a cimento la passione del falso devoto, per farne capace il troppo credulo marito, appiattato ; a cui ella, con 1’ atto impaziente e 1’ accento doppiamente significativo, rinfaccia eh’ egli aspetta pruove un po’ troppo lampanti, a persuadersi. In una parola : ella è un’ attrice finita, e questa medesima intelligenza, qnest’ arte ingegnosa, ella adopera nel gran dramma, nella finzione delle grandi passioni. Noi la vedemmo nella Ma-deleine, nella Marie l’Esclave, nella Rite V Espagnole, e ammirammo, e piangemmo. Ma