100 cristiana civiltà non avevano educato, ed al cui cenno tanta parte di mondo obbediva ; colui, che ne’ suoi trionfi minacciò Roma e l’intera cristianità, e il cui braccio fu da’ nostri sol trattenuto, e il Castriota, e il D’ Au-busson, l’Uniade un istante arrestarono, è posto nella vera sua luce dalla tragedia del sig. Dall’ Acqua. Egli fece uno studio profondo del suo carattere, e ne’ cenni, che precedono i versi, e non sono la parte men bella e importante del libro, ei ne diede buon documento. Ma più ancora che da quelle dotte pagine 1’ uomo apparisce da’ concetti, che gli mette sul labbro il poeta, e nulla più adombra il grand’ animo che il passo della scena I del-1’ atto IV, quando Maometto allo sceicco confida i vasti disegni della sua mente, quella idea d’ universal monarchia, eh’ era il sogno della sua mente, e con tanta convenienza l’autore gli attribuisce : E a me feroce Desio fur già di Costantin le mura : E a me, nel forte petto, diuturno Fervea sospir, che a debellar scendesse Nelle esperie contrade altari e dritti La mia vindice spada. . . Ora, ... da questa