VI. 135 Il sig. Herbmann (*). Se il sig. Herrmann non ci fa sparire in mano la penna, o non ci converte in acqua chiara l’inchiostro, poiché con lui uno non è sicuro di niente, abbiamo a dire delle piacevoli astuzie, con cui venerdì, sabato e domenica sera ei trattenne all’ Apollo un fiorito uditorio. In fatto di subite trasformazioni, di cose incredibili, a questi tempi se ne sono tante vedute, che non abbiamo diritto a sorprenderci più di nulla. Pur egli ce ne mostrò ancora, per verità di tempra diversa e più innocente, e noi restammo più volte con un palmo di naso. Per lui le cose sono o non sono, secondo gli piace. Il To be, or noi to be, eh’ era una questione per Amleto, per esso non è tale ; egli domina la natura, il tempo, lo spazio; moltiplica, invidiabil virtù ! all’ infinito gli oggetti ; propina con una sola bottiglia a tutto il teatro, e tuttavia gliene avanza. Il sig. Herrmann potrebbe di leggieri passare per un C) Gazzetta del 5 agosto 1851.