322 sima del M. Pedrocco, e cominciasse, secondo il suo solito, a menar le forbici sul libretto, e dirne, Dio sa che cosa, quando a tutto il mondo è noto che il sig. F'oramiti è un cul-tissimo ingegno, che molto sa, molto scrive, e suona eccellentemente il violoncello. Per questo, e per ciò pure che ci va l’onor della patria, poiché quest’ opera è nostra, e nostro 1’ autore, non vo lasciare in cosi, dubbie mani la causa sua : la relazione del Marco Visconti la scriverò io. Per oggi le concediamo vacanza, ed ella può approfittare di queste dolcezze d’ aprile, e darsi bel tempo. Principierò dal notarle che, se gli applausi, le acclamazioni, le chiamate sulla scena, le repliche, sono misura del merito d’uno spartito, pochi possono star a petto di quello del Marco Visconti. F uor che all’ aria del tenore, e al duetto tra questo e la donna, il maestro comparve, a tutti i pezzi e dopo gli atti, chiamato e richiamato sul palco e solo e co’ cantanti e il poeta. Se non comparvero anche il pittore e 1’ attrezzista, certo non fu difetto del pubblico ; il fatto è eh’ ei pure furono domandati : tal era il buon umore generale e l’entusiasmo.