16 ni. Reminiscenze del Carnovale (*).' Quest* anno, propriamente parlando, non a-vemmo un semplice Carnovale ; ma la quintessenza, a dir cosi, lo spirito del Carnovale : tanto ne fu condensato, sublime il bagordo. I vecchi non si rammentano roba simile dalla lor gioventù. La gente avea fatto conserva della gioia di questi cinque anni, per essa perduti ; n’ era come aggravata dal cumulo : e, non sì tosto potè, ci die’ fondo, volle pareggiar le partite. Giò significa che la natura non cangia, e la nostra è piuttosto compagnevole e allegra. Si ha bisogno di espandersi ; che è ancora la migliore filosofia ; poiché lo stare ingrognato non profitta a nessuno e corrompe gli umori. Dio ha fatto il mondo sì bello perchè ce lo godiamo ; e, in questa valle di lagrime, chi sa vivere, trova assai spesso di che asciugarsene il pianto. Noi sappiam vivere : e per questo il Carnovale fu così lieto. (') Gazzetta del 3 marzo 1852.