356 trasfigurazioni dei foulard, che ne disgrado quelle di Visnù; sono portenti, che, più o meno netti, con più o men di destrezza, si sono veduti da altri. Ciò eh’ ha del prodigio veramente, è la somma sua prestezza di mano ne’ giuochi, che non dipendon da ordigni o da macchine. E’prende p. e. un cappello qualunque, se lo ficca in sino al mento, con materiale dimostrazione che nulla dentro ci si nasconda ; e, non appena e’ lo posa in sul tavoliere, eh’ ei ne cava un pallone grosso come una bomba, il quale non si sa nè meno come ivi entro capisse. Nè basta : eh’ indi, con politezza, a maniche rimboccate, ne trae non so qual ampia, numerosa famiglia di più piccole palle, le quali poi, fregandole tra le mani, altre ne figliano, e d’una ne fa per insino tre o quattro. Appresso egli esce diciotto o venti grandi anelli d’ ottone, li distribuisce e gli lascia in abbandono agli spettatori delle logge e della platea ; poi, quando son da tanti occhi esaminati, e da tante mani tentati, e’ li riprende, e li fa passare un dentro dell’ altro. E come sono passati, con la soavità con cui altri dispiega un pannolino, li scioglie, indi li torna in più guise a infilare insieme, ne forma una