297 solo non sono conformi all’ indole e dignità sua i modi, con cui la manifesta. Il Galantuomo misura meglio i suoi detti contro quel Carlo, se la memoria non ci falla, che viene in sua casa a tentarlo. Ma non si creda che il gran Torquato sia da tutti nella sua prigione abbandonato. Ben è vero che passano sette lunghi anni ; ma un giorno di lui si risovviene il Montaigne, e da di là dei monti gl’ invia un ricordo, e, per quanto strano possa parere, un paio di bottiglie. Il ricordo contiene questa peregrina sentenza : che l’obbliofa dimenticare, e lo esorta a sommerger nel vino gli affanni. Il Tasso stima buono il consiglio, e il grand’ epico italiano trapassa dalla disperazione alla ebrietà, con poca edificazione e compatimento dello spettatore, che trova il tratto un po’ troppo romantico, eh’ è quanto dir fuor di riga. Ed anche più ci sorprende la contessa di Scandiano : ella, che per gentilezza e beltà era uno de’ più splendidi ornamenti della Corte di Ferrara e proteggeva e consolava della più operosa amicizia il sovrano cantore, tanto ch’ei se ne teneva beato, e a lei aveva indirizzato il famoso sonetto :