203 eli è s’ avevano ad avere i Lombardi, si dessero almeno i Lombardi schietti. I pezzi nuovi sono : il preludio, un duet-tino tra soprano e tenore, il suon dell’ aurora, che assai somiglia a quello dell’ Attila, nel prirn’ atto ; una marcia con un terzettino de’ bassi e cadenza del coro, nel secondo ; tutta la scena della degradazione nel terzo. II motivo del terzetto, composto a voci unisone, è bello, popolare, ma noto, e somiglia, come due gocce d’ acqua, ad un altro, che s’ udiva in altri tempi, tempi s’intende spazio di giorni, non misura di musica. Il pezzo, veramente magistrale, grandioso, è l’ultimo accennato, in cui si conosce la mano o piuttosto la mente del grand’artista. Il canto flebile del povero condannato, quello de’ cori, che tristi salmeggiano, e 1’ accompagnamento vario, immaginoso, eloquente dell’ orchestra, esprimono in modo mirabile quella situazione tremenda ; e bisogna anche dir che il Mirate canta qui la parte sua con una passione, un accento sì toccante, da crescer 1’ effetto alla parola e alla nota. E a proposito degli attori, dicono che Otello sia in collera, e Desdemona in furia