236 e terzetti o finali, costituiscono un capolavoro. Qui i pezzi non si contano, 1’ opera è tutta un pezzo, un lampo, continuato per due lunghi atti, dell’ estro più. fervido e luminoso; un sole, che raggia egualmente in ogni più piccola parte. Un’ altra particolarità d’ essa musica è questa, eh’ ella è a pruova d’ ogni più crudo strapazzo, e, per quanto si strazii e si laceri, qualche cosa resta pur sempre del suo effetto : tanto è l’intimo suo potere ! Questa volta, se l’esecuzione non fu perfetta, certo fu assai lodevole per la parte della donna, 1’ Arrigotti, cantante dotata del dono d’immensa agilità, e che, nelle variazioni della cavatina, e in quelle del Rode nell’ aria al cembalo, non lasciò cosa desiderare a’ più difficili. Il suo metodo di canto è elettissimo; solo taluno le diede cagione d’ aver osato mutare alcune frasi, ornai classiche, sostituendo, in qualche guisa, il suo all’ ingegno del grande maestro. Se non che, queste licenze altri già se le pigliarono e se le pigliano, ed ella seppe almep farlo con garbo ed ottimo gusto. Se altra volta dicemmo inimitabile il Ronconi nella parte di Chevreuse e in quella di Carlo V, con eguale franchezza e sincerità