247 quale si chiama Loredauo, e che, non altrimenti che 1’ inesorabil destino, occultamente guida e conduce la dolorosa catastrofe ; un principe infelice, il quale, costretto dalla cruda necessità del suo stato, e in cor soffocando il tenero sentimento paterno, si fa giudice del proprio figlio e il condanna ; poi, come questo non fosse bastante dolore, dalla ingratitudine degli uomini è privato di quel seggio medesimo, che gli costi) sì gran pruova, e quasi frustò arnese, reietto, sì che ne muor di cordoglio: il figlio, che, innocente, o reo di lievissima colpa, nel fior degli anni e delle speranze, pieno di magnanimi spiriti, tutto vede dileguarsi a sè dinanzi, e perde patria, avvenire, e ‘sposa, e figli, e padre, dall’ esilio passando al carcere e dal carcere tornando all’ esilio : tatto questo è della più perfetta tragedia, e chi va al teatro, non per saettare soltanto, co’ cannocchiali, le belle, o far baccano pe’ palchi, ma per udire con raccoglimento la musica, o scrivere il suo articolo, ne parte lacerato 1’ animò e commosso. Ben è vero che il sig. Piate apre il Senato al comune, e le gelose carceri di Stato alla moglie '« al padre del reo ; eh’ ei commette nella scena