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immagina cento tranelli e cento travestimenti a vietargli di coricarsi quella notte allato la sposa, di lui, per verità, poco desiderosa, e che più pensa forse al cugino. L’ azione non è troppo morale nè spiritosa ; non c’ è frizzo nel dialogo, non graziosità nello scherzo : una cosa insomma tutto grottesca, rilevata soltanto da alcune bellezze musicali, degne del Donizetti. Fra le quali, primeggiano un duetto tra la donna, la Salani, ed il baritono, il Ferrari ; ed un altro tra questo e il basso comico, il Bellincioni, nel quale il Ferrari, il perfido cugino, Enrico, finge il personaggio d’ un cantante, che ha perduto la voce, e eh’ egli imita veramente a perfezione. Non si comprende com’ ei possa a suo talento ora affioc-arla e perderla, ora rischiarirla e ricuperarla ; e si comprende anche meno come, ripetendo ogni sera il giuoco difficile, non pigli davvero una raucedine. 11 fatto è eh’ egli cantò e sostenne ìa sua parte con gran brio e grande disinvoltura, e che quel duetto assicurò la sorte dello spartito, fino a quel punto assai dubbia e periclitante ; nel che fu mirabilmente secondato dal compagno, buon buffo, che sa essere faceto, per quanto glielo consente lo XI.	6