164 seconda. In questa, almeno per 1’ effetto, dovrebbe pur lodarsi il terzetto, con cui ella finisce, ove troppo e’ non somigliasse a qualche cosa. Anche il coro, che principia la terza, ha alcun che di bello e d’ originale; ma più bella ancora, se non originale, è F aria e massime la cabaletta del tenore, il Mirate, che la disse e fé’ comparire in modo inarri v abile. Se il tempo non ci strignesse, potremmo notare altresi alcune parziali bellezze d’ orchestra, felicissime armonie imitative, quel filosofico discorso degli strumenti, che mai non manca nelle opere del Verdi ed è principale suo pregno. Quando pensiamo quante ne dissero un tempo dell’ avveduta e benemerita Presidenza, eh’ ebbe il torto d’ assicurarsi in anticipazione dell’ Albertini ; quando pensiamo a’ benevolenti discorsi, di cui fu ella soggetto, non sappiamo invero riaverci dalla sorpresa. L’ Albertini è una grande cantante, un talento di prim’ ordine ; e bastò la prima cadenza, bastò udirla, perch’ ella desse ragione alla Presidenza e a sè cattivasse tutti i suffragii. Eli’ è una voce magnifica, forte, intonata, agile, estesa ; i suoi modi sono talora forse bizzarri ; ma sempre peregrini e squisiti, e canta e si disegna con