292 nè si spaventarono ; si posero in lizza, non direm col Goldoni, ma col Goethe, e fecero anch’ essi di rappresentarlo. Si confesserà che, per giovani, per g-eute che comincia, è sentir altamente la sua gagliardia. Nulla è più difficile del dramma storico, dove il limite ah poeta è pres ritto dal fatto, e il vero tiene il luogo del verisimile. Ben è lecito in esso aggiugnere, abbellire, crear nuovi ed analoghi accidenti, a spiegare le cause e porre in rilievo i caratteri ; ma nè questi nè quelle si posson confondere o snaturare, falsando la storia. I poeti pigliano il Tasso, dopo il suo viaggio di Sorrento, quando, abbandonato quel tranquillo soggiorno, dove per le tenere e amorose cure d’ una sorella aveva alcun tempo obbliato i suoi mali, egli è già per la terza o quarta volta tornato alla fatai corte di Ferrara, tratto dalle bugiarde promesse del duca, che, non pure non gliele attenne, ma indi a poco il rinchiuse in Sant’ Anna ; secondo alcuni per ciò che l’infelice Torquato, nelle sue speranze tradito, ne menava alte e furiose querele ; second’ altri, e tra questi il Muratori, per ciò che, nel fervore più che poetico d’ un di-