134 desta eloquenza di certi dottori, eh’ è quasi divenuta proverbiale. Il Galli ci ricorda i bei tempi di MS de Chalumeau ; quell’ opera, che fece le delizie della primavera dell’ anno di grazia 1835, a S. Benedetto, ed in cui, fra le altre, egli lasciò sì cari e onorati ricordi. Tornando all’ Elisir, anche il duetto dell’ atto secondo tra Dulcamara e la donna, e 1’ altro fra la donna e il tenore, la Pozzi e il Petro-vicìi, furono del resto sceverati e graditi. La Pozzi è qui quella graziosa cantante, che altre volte femmo conoscere ; e qui pure cantò col solito garbo. S’ ella s’ animasse un po’ più ! Col Nabucco ricomparve la Ortolani, che aveva aperto il teatro con la Norma ; giacché l’Impresa possiede un tale esercito di cantanti, e tutti a tempo gli adopera e mette in campo, da perderne la memoria. Come si vede, la Ortolani è per le parti forti ed eroiche ; ed ella sostenne con acconcio valore, con drammatica ispirazione, quella d’ Abigail. Nell’aria della seconda parte, poiché il sig. Solerà chiama parti gli atti, ha fatto questa grande invenzione poetica, nell’ aria della seconda parte, diciamo, come pure nel duetto con Nabucco, non avrebbe potuto desiderarsi miglior canto,