204 con noi, per ciò che noi avemmo 1’ audacia massima di dire al pane pane, e eh’ eglino hanno sbagliato la parte ; ci videro sino fulminati degli occhi. Dicono ; ma noi noi crediamo. li ciò per due buone ragioni : 1.» perchè il vero artista profitta, non s’ adonta della critica, particolarmente quand’ ella è accompagnata da modi urbani e misurati, e accennando i difetti, non tace de’ pregii, riconosce il talento ; 2.* perchè non sappiamo che la Gazzetta abbia ad essere cosi infeudata al palco scenico, che debba pagargli un canone, un livello perpetuo di lodi, anche quand’ ei merita biasimo. Noi ammiriamo, non adoriamo. Ecco, p. e., noi diremo che l’ Albertini, il Mirate, il Violetti cantarono tutti e tre nella Gerusalemme egregiamente, come avremmo detto il contrario, se, invece di far valere quella bella musica, l’avessero crudelmente storpiata, in modo da non si riconoscere più. (»me fu d’un’ altra opera disgraziata, che qui durò tre sere, e durerà, nel regno della musica, secoli. L’ Albertini cantò con quella finitezza di magistero, con quella purezza e agilità di voce, che sempre in lei predicammo, l’Avemmaria rivoltata ; la cabaletta Nella