226 la perspicacità del concetto e la facilità del-1’ esposizione ; un’ ingenuità, per cosi esprimermi, di andamenti e di modi, che acquista all’ autore la benevolenza de’ lettori. » Questo generale carattere de’ suoi scritti si nota pure nella Gìsmonda. Il fatto, come ognun sa, è tratto dalla nota tragedia di Silvio Pellico, la quale porta il medesimo titolo, e si riferisce a que’ tempi barbari e feroci, a cui il sig. Cantù consacra un culto cosi singolare ed esclusivo, in essi solo riconoscendo quella virtù, quella moralità, la religione, e i grandi concepimenti, eli’ ei non vuole riscontrare ne’ nostri. N’ è soggetto la disperata passione di quella donna, la quale, presa d’Ari-berto, figliuolo del conte di Mendrisio, ed indi, per un’ altra, da lui tradita, dà per vendetta la mano al fratello di lui, pur viva serbando la prima sua fiamma. 1 due germani seguono contraria parte : quegli è guelfo, questi ghibellino ; ed ella, nel suo geloso furore, ne suscita le discordie, li mette in campo l’un contro l’altro; poi, come Ariberto esce vincitore, ed ella rimane doppiamente nell’ amore e nella vendetta delusa, s’ uccide, anzi che veder colui, eli’ eli’ adora, felice nel seno d’ un’ altra.