92 derie. È scritto con sapore, con qualche virtù poetica, e facile e spontanea è la verseggiatura. La musica segue lo stile della poesia : si direbbe l’onda di un placido rivo, che puro ed eguale trascorre, infiorando le sponde. Ella non vi rapisce, non vi trasporta, ma quando graziosamente, quando con affetto vi tocca. Ha brio e passione. L’ opera comincia con una festiva introduzione de’ cori, cui si mescola la cavatina del basso. Succedono quella della donna, la Donattì, e un duetto tra lei ed il tenore, il Prudenza : pezzi ambedue di grand’effetto per non so qual vaghezza di melodia. Di effetto non minore fu il duetto, mezzo serio, mezzo faceto, tra la donna ed il buffo, il Bel-lincioni, massime pe’ due brillanti motivi del secondo e terzo tempo : Davver, mia bella Silfide, cantato anche brillantemente dal Bellin-cioni : Ecco l’ oro che chiesto m’ avete, detto con egual garbo ed espressione dalla Donatti. A questo tien dietro il finale, la parte più grandiosa dell’ opera, e il cui largo, cosi pel perfetto lavoro come pel felice pensiero, fece sì viva impressione nel pubblico, che se ne domandò ed ottenne la replica. I pezzi più notevoli dell’ atto secondo sono