148 rono, ma quelli della più piacevole conversazione. L’ Apollinea, quand’ apre agl’ inviti le geniali sue porte, è la posta, il ritrovo di quanto ha di più fine e gentile nel mondo elegante, quel mondo di persone, che vivono e si fanno vedere. La società, che ci si raccolse venerdì sera, fu più eletta che numerosa, tanta però, che alla guardaroba parve fin troppa, superflua. Ci cantarono tutti gli egrègii virtuosi dell’Apollo, s’intendono i primi: il Corsi, la Pemzzi, il Galvani, il Garin. Si cominciò col quartetto dei Puritani, da tutti perfettamente eseguito, massime dal Galvani, che, come tenore, n’ ha la parte principale, e eh’ ei disse con 1’ usata dilicatezza di modi. L’ aria nel Matrimonio secreto del Cimarosa, che venne appresso, fu con eguale soavità da lui cantata. I dilettanti d’ un certo tempo se ne solluche-ravano, cadevano quasi, pel piacere, in deliquio, e se 1’ andavano, a mezza voce, ripetendo ed accompagnando per sè e per gli amici ; che, in cambio d’ un’ aria, ebbero per tal modo un duetto. Fu pure, gradito, e pel mento della musica e per quello de’ cantanti, la Fermai or pienamente rivaluta, ed il Corsi, il duetto