8 CAPITOLO SECONDO reboanti : « Nous sommes amis de tous les peuples et plus particulièrement des descendants des Brutus, des Scipion et des grands hommes que nous avons pris pour modèles. Rétablir le Capitole, y piacer avec honneur les statues des héros qui se rendirent célèbres, reveiller le peuple romain engourdi par plusieurs siècles d’escla-vage, tei sera le fruit de vos victoires » *). Come si vede, il Bonaparte faceva appello al patriottismo degli Italiani ; e infatti i partitanti dei francesi principiarono sin d’allora a chiamarsi « patriotti » a imitazione dei repubblicani d’oltralpe. Qualifica di assai discutibile opportunità, almeno nei riguardi dei democratici nostrani. fi vero che alla fine del settecento, i tempi sembrano ormai propizi a un risveglio della coscienza nazionale italiana, poiché l’unificazione etnica è ormai un fatto compiuto — e nelle opere di G. B. Vico, del Baretti, del Parini e dell’Alfieri, risuonano frequenti i rimpianti per la gloria trascorsa, le invocazioni a una grandezza che verrà. Ma fino ad ora non siamo usciti dal campo dei fantasmi letterari. I primi che, agendo sul terreno della politica concreta, si atteggiano a novatori e liberatori dei popoli italiani, sono proprio degli stranieri. E se pur tra gli intellettuali che risposero all’appello, vi fu chi ubbidiva a un sincero sentimento di italianità, la maggioranza dei cosidétti « patriotti » si mostrarono opportunisti, servili e privi di ogni dignità verso i nuovi dominatori. Era del resto naturale che avvenisse così. Poiché se anche per un cumulo di circostanze contingenti la tradi- 1) Correspondanu, I, 461, p. 304.