IO CAPITOLO SECONDO d’arte. Innumerevoli furono i casi di rapina e di violenza perpetrati da militari isolati o in gruppil). Contro i saccheggiatori, il Bonaparte seppe mostrarsi inesorabile 2), ma non sempre riuscì a reprimere gli abusi della soldatesca. E del resto, quale gratitudine potevano serbargli le popolazioni se alle ruberie individuali egli sostituì il saccheggio militarmente organizzato, — al sopruso del singolo la sopraffazione sistematica e collettiva ? Nella corrispondenza napoleonica si conservano a questo riguardo dei documenti significativi. Non senza emozione si legge, per esempio, un elenco di opere d’arte, capilavori di Raffaello, Rubens e Tiziano, tolti dal museo di Milano ed inviati a Parigi. Si tratta di un documento senza data ma che deve essere stato compilato verso il 20 maggio 1796. E,nello stesso altisonante proclama di cui abbiamo riferito qualche brano, il Bonaparte si affrettava ad avvertire i Lombardi che le varie provincie dell’ex-Ducato, per dare ai « liberatori » una prova tangibile della loro riconoscenza, dovevano versare al più presto venti milioni di franchi nelle casse dell’esercito. Anche ai duchi di Parma e di Modena (sebbene 1) Leggasi in proposito quanto scriveva a Bonaparte i! generale Dallemagne in data 9 maggio, da Pizzighettone : « J' ai fait, Général, de vains efforts jusqu’à ce jour pour arrêter le pillage. Les gardes que j’ai établies ne remedient à rien ; le désordre est à son comble. Il faudrait donner des exemples terribles, mais ces exemples j'ignore si j’ai le pouvoir de les donner. L’homme honnête et sensible souffre et se déshonore en marchant à la tête d’un corps où les mauvais sujets sont nombreux n (Clausewitz, La campagne de 1796 en Italie. Traduit de l’Allemand par J. Colin, Paris, 1899, p. 99). 2) In un ordine del giorno emanato da Lesegno in data 22 aprile 1796, il generale in capo ordinava di fucilare seduta stante i militari di qualsiasi grado sorpresi mentre saccheggiavano (Corresp., I, 214, pp. 175-76).