levar sul mare, nelle lasse dell’Orazione per la Sagra dei Mille, il suo « inno » ri-svegliatore. Ma il senso augurale dell’impresa adria-tica, l’immanenza d’un destino di guerra e di gloria sul Golfo di Venezia, dilagano in piena dalle liriche in cui si narra la tragedia della morte dell’Ammiraglio di Saint-Bon : eroe di Lissa, questi sognava la riscossa navale: Trieste attendeva; ma il 23 novembre 1892, il poeta getta il grido angoscioso: « Dio salvi l’Ammiraglio ! Dio lo salvi ! La Morte.... » ; le strofe di esametri paiono sostenute dal quadrato ottonario che ne interrompe il fluire fatale e le chiude, come da un anelito di virile speranza; il 24, nella dolcezza amorosa dell’ ode saffica, il poeta si illude : « forse vivrà. Certo vivrà, se vale, — il fervore d’un popolo ansioso — in un voto » ; il 25, quattro martelliani, rimati con rime oscure come 13