Libro Ottauo. 447 bili di cadaueri.U ferro fece molto,ma più il fuoco,che dalle fotterranee mine fcoppiandofi portaua gli huomini per aria à migliaia ; e parea che tanti Dedali volaflèro in Cre * ta, non per fuggire, ma per incontrare laberinti di fiamme . Non han numero i T urchi vccifi da’fornelli, che da^ vn temporale à vn perpetuo Inferno li trafportauano,c da vno ad vn altro incendio,più cocente. Le fortite mieteua-nole compagnie, mala poluereinceneriuale intere truppe; e il Villa, Tempre in fatica, non daua folazzo à gli au-uerfari,che vedeuano partorirfida vna Villa gli affanni. Di giorno, di notte non fi difmetteuan le opere ; e cento volte vna linea perduta, eriprefa, fèéerminare nel punto fatale le vite de gli aflaliti,e de gli aggreffori. Il bombo de’cannoni, loftrepitode’tamburi, il rauco fuon dello trombe, le voci de’combattenti,lo fcoppiodelle mine, af-iòrdano in modo l'orecchio, che non fi fente il calpeftìo della morte, che s’auuicina. Hora al Balouardo di S. Andrea, hora al Panigrà, hora all'opera Moceniga tentano auuicinarfi gli Ottomani, ma fono Tempre rigittati da di-uerfi luoghi con eguale macello ; poiché quindi, e quinci la fortezza de’Veneti fa marauiglie. Il Generaliflimo, il Villa, e gli altri Capi allateftade’foldati efpongono l'intrepido petto alle palle, a’dardi, incontrando fenza tema la Parca, che vola con Tacciaio, e col piombo. Non batterebbero volumi, fead vno,ad vno fi voleifero defcriue-re gli atti Eroici, che ogni momento fi replicarono nell’-ammirabil difefa, che toglie il vanto alla fama de* Sagun-tini, che alla forza de’Cartaginefi anticamente s'oppoiè-ro. Qui fingolare comparile il valore de'Corfioti, che al numero di cinquecento mandò Andrea Valter, Prouedi- tor