1fz Delia Hiftoria di Corfù. /ugge dal cane, quello l’aflàlta . Non biiògna mai auui-lirfi, perche la viltà toglie il valore da' foldati propri;, o ne fà dono a' nemici. iGoti hauean pollo in ilpauento l’Afia, e l’Europa,e pure da’ Corcireli Turon battuti. Ma fé quelli vincono con la fpada, perdono a1 colpi della falce di fiera pelle, che miete à migliaia le vite dell’efercito trionfante. Il contagio, che fenza naui, valica talora le onde, pafsò à Corcira, doue fece macello crudele di cittadini ; onde la città, che douea elìèr Campidoglio, fi vide trasformata in ièpolcro. Chiuiè le botteghe, barricatele ilrade, aperte fole le tombe danno figura di terramoribonda, e vicina àipirare. Giacciono à mondi cadaueri, monti fopra de’ quali la morte trionfa; ondo quei, che viuono, con le infegne della pallidezza fu’l vi* lo, fi dichiarano fuoi vaiTalii. Gialone,e Sofipatro, cho viuendocacciarono, con l’idolatria, la pelle ipiritualo dal cuore de’ Corcirefi, ancorch’eftinti la fugano materiale da' loro corpi ; e inuocati dalle preghiere del popo- lo , ottennero da Dio la defiderata fallite. Celsò miracolo^ mente la pefle j e tu così cuidente il miracolo, che» molti, che viucano ancora nel gentilelìmo, alla fede di Crilloficonuertirono; e i Corcirefi il tempio a’Santi conlàgrato riedifìcaron più bello. Era finito di iìefco li male, quando vn altro ne foprauenne con Diocletiano, il quale arriuòà Corfù a fine di palfar da quel luogo verfo l’Egitto, contro cui mouea l’armi, e la Romana potenza. Quello federato Imperatore, nimico de’ Criftiani, veg-gcndo ncirifola il culto de gl’idoli diimeflo, e quafi tutti gli habitanti fedeli, molle fiera periècutione contro de battezzati,de’ quali non pochi morirono,e moriuan tutti* fé