z^S Della Hiftoria di Corfù. ceiTe gli Ambafciatori Corcirefi à Venetia> ou'eglino cor pro/pero vento in breue tempo arriuarono. Furono accolti con fegni di ftraordinario affetto da’ Nobili, ein vn palaggio ben addobbato à nome del Publico fpeiàtijil che durò per fei mefi -, tempo, che fù neceffario per la fpedi-tione de’ negotijloro dalla Patria commeiTi. Introdotti poi alla prefenza del Principe, è fama, che in iìmili accenti ,conia lingua di vn diloroparlaffero. Ecco a uofiri piedi, b Sereni]stmo ,proflrati coloro, chtj 'vengono à mettere la Patria in libertà , co’l farla uajfalia di chi ftol fare , de' fuo i ferui, Signori. "Non è diuemre noi huo-mini hgij, faggettandoci à quei, che con la loro amoreuolezjj. ingemmano le catene , e filano d’oro i legami. Corara fin qui feruahor de’Romani, hor de3 Greci Imperatori hor di Duchi , hor di Regi ; à <-voi corre , per toglierfi, con l’ubidirai, ogni anticofern aggio, li Leone, benche Re, non tiranneggiandogli animali foggetti, uuole l’oßequio, ma lafcta loro quel libero comando di lorofiefsi y del quale la madre naturai lifece heredi. "Non potrà il uoflro magnammo Leonefc or dar fi de’fuoi coflumi ; quindi cigioua fperare, che farete contenti del noßro humile uaffallaggio, fenzjt pretendere, che fi abolì-Jcano que’ pnuilegi, che per lunga ferie di anni uiuono coru i'offeruanza y e non patifcon uecchiaia. Molto chà concejfo à nomeuofiro Giouanm Miani j nulla noi pretendiamo, contentandoci di quello piacei à alla uoflra cortefia di donarci » poiché pnudegio più grande dell’ejfer ¡»àditi di Venetia noru> fi può ritruouare. E qual Pnni tpe da qui auanti potrà agguagliare la nofira fortuna ? tatueremo con le nojìre leggi 3 faremo nelle noflre cafe 7 goderemo delle noflre ricchezze > e le altrui naui difenderanno la nofire nuiere, gli altrui granai