Libro Settimo ; 3 f 9 franco, volle ripigliare, dicendo, forfi che in Corfù ritro-uerete più forti, e più pertinaci difcnfori, fdegnato il barbaro, gli diede vn calcio, ecacciollo dal fuo cofpetto. Ma gli Ambafciatori, che non poteuano più iòitenere la tracotanza del Bafsà, arditamente difìero, che,mentre i Comandanti del Gran Signore alla fede chiudeuan gli occhi,trouerebbero ne’vaflalli della Republica aperte le pupille alla giuftitia della loro caufà, qual difenderebbero con valore,e poffanza: e che fe 1Turchi fi ftimauano offe-fi, poteuano ricorrere alla Città, che non mancherebbe^ di render loro ragione, qualora faceflero coftare la verità delle loro doglianze. Tali furonoi coraggiofifenfide’ Meflaggieri, chefubito licentiatifi ritornarono alla Patria, laiciando Sinan, della loro pronta intrepidezza quaiì ftordito. La rifòlutionede’Paefani, la lunghezza dell’im-prefa, la dubia riufeita del negotio, la vicinanza dell’in-uerno, gli perfuadeuano à non impegnarfi in vna guerra, che potrebb’eflère, che non filile da Sciimo appi ouata. Dall’altra parte, le minaccie già fatte, l’honore fuo quafi perduto nella fuga di fue militie,laftragc, che di loroha-ucan fatta i Corciretì, la poca ftima delle fue forze, erano ragioni, che gli configliauano di fermarfialTafiedio,ò almeno à qualche graue riféntimento. Che farai Sinan^ ? Sinone non fei, che con gl'inganni polla tu vincere que-fta Troia. Solimano morto ti dà efempio viuo delle difficoltà della vittoria; la Goletta domata è per te vno specchio, che ti rapprefenta vicino il trionfo. Ma tu ha-urai da fare co’Corcirefi’n cafa propria, non con gli Spa-gnuoli nella Africa foraltieri. Segui, credilo à me,il mio configlio; vanneàCoftantinopoli, fenz’auuenturareliU