Libro Quarto. 213 mandato,s’introduffe di notte nel fuo padiglione,e gli dii-fc, Michele procura faluarti, perche il Re di Sicilia, e il principe dell’Acaia, hanno nafcoftamente offerto a* tuoi malici la pace, e fenza dubio ti daranno nelle lor mani. Il Duca credè fubito al fuggitiuo, e in fugafipoiè, accompagnato da poco numero de’fuoi più intimi familiari ; e non molto doppo lo fteffo fecero i fuoi foldati, clic fenzib ordine alcuno fègu irono le orme del loro Signore. Manfredo, e il Principe delTAcaia, quando ciò fcppero, rimafero così confufi, che ftimandolì traditi dal fuocero,nè fà-pendo quel che lì fare, furono facilmente rotti, e l*v no renò prigione, appena l'altro, che fu il Re, fcappando dalle catene. Meglio per lui farebbe flato il carcere greco, che non lafciaua al lìcuro miferamente la vita fra’ Galli, elio venuti con Carlo di Angiò del reai fanguc di Francia, iiu \ na battaglia 1* vccifero, e dell'vna, e l’altra Sicilia lo fpo-gliarono. Ma fuggir non fi può quello, che negli eterni annali fu fcritto. Ritorniamo à Michele, cherauuilto del fuo errore, procuraua emendarlo con vfeir di nuouo contro i fuoi nimici alla campagna. Riordinò egli le fuc fchie-re,e vi aggiunfe molte compagnie feelte diCorcirefi,Eto-li,edEpiroti j e con gli aiuti di alcuni Principi amici fi mofle à incontrare Cefare Alellio, Capitano valorofifsi-modelPaleologo: ed hebbe l’incontro così fauorcuolo la forte, che non folofconfiiTel’efercito, ma fece prigioniero il fuo Duce, qual mandò tra legami à Manfredo fuo genero ; acciò co’l fuo fcambio poteifc i ihauere la forella, che fu moglie di Giouanni Duca, anteceflòr neH’Imperio ¿Teodoro Lafcari, da' Greci trattenuta fra loro con violenza . Aegiuftaronfi alla fine le differenze tra Michele,e ìlPa-