2,3 o Della Hiiforia di Corfù. fhrtioni diuifo,non poteuanohauerefòccorficonuene-uol» , era vn raetterfi nelle mani di eh i non haurebbe la-iciatofenzacaftigolaloro riuolta. il chiamare l’Impe-rator di Coftantinopoli, era fciocchezza ; conciofiacofa, t he, non potendo difendere le fue Prouincie più vicine , mal poteua mandare aiuto a' paefi lontani. Il darfi à qualche Difpotoeravn euidente pencolo d'inuitaregli alni, gelofi dcll'accreicimento de'compagni, alla loro rouina. A’ Genouefi non fi penfaua, ò perche iutièro ¿limati minici> t>perche noh era prudenza efporfiàgl’in-ililci de Veneti confinanti quali, che del continuo contro di quelli, per la gloria,« pe’l dominio combatteuano. Il miglior partito, che ieppero préderc in tali riuoiutioni di cole i Corcirefi fu il riflettere alla potenza della Serenifli-ina RepublicadiVcnctia, la quale, e poteua togliere l’I-fola loro d'impegno, e non haurebbe mai pcrmeflò, che altri fi annidalfe inCorcir3,per la gelofia dell'imperio marittimo (òpra dell'Adnatico. E benche non fi deliberaf-fè per allora colà alcuna, àogni modo fi moife qualche pratticacon Giouanni Penelàico, Conible della Veneti, natione, il quale ne fcriiìè alla fua Republicaconquelle-iormole più proprie à vn' affare di tanta importanza . Arriuò in tempo la lettera, che quei Padri faceuano grande riflefiìone alla pailata moisa del Carrara contro Corfu, e al prefente apparecchio de' Genoueiì, come diceuali, à tìnedi acquiftadl quell'ilòta, di cui potcuano far piazza d' armi,còmoda à matener nell’orto, e nell’occafò la guerra. Vn Principe, che penià folo al prefente, non cura di quel, che poflìede ; ladoue ; non può quello difenderà, le non fi preuede il futuro. Nonbifògna lalciar, che s'auuici- ni