174 Della Hiitoria di Corfù. tcrli, li rende infopportabili a’ popoli. Chi ftà alle porte fi deue portare da gabelliere, non da ladrone. Le grauez-ze fon tali, quando fi ponno portare, del refto iè fon fo-uerehie, non fi chiamano grauezze, ma oppreifioni. Il Camelo ftà bailo fino, che la foma è moderata, e quando fi vuole aggiugnere di fouerchio, fubito fi folleua. Fu tale il tumulto de’ Coryrefi , che Giuftino, da loro auuifa-to per via di Ambaiciatori, ftimò meglio acquietarlo col j concedere alPlfola gli antichi priuilegi, ed efentioni, I comprate dagli habitanti à prezzo di iangue, che à difefa | deirìmperio iparfero nelle battaglie. Ma egli è tempo, che ritorniamo a Smeraldo, il quale mandato da Mauritio J fucceifore di Tiberio,adottiuo figlio di Giuftino, come fi | dille, con qualche numero di foldati arriuò à Corcira, ma qui accrebbe in modo le forze, che puote poi reprimere/ l’audacia de’ Longobardi, che mai l’Elfarcatodi Rauenna y non lafeiarono in pace. Con la gente di Corfu egli vinfo j Feroaldo, Duca di quella ferocilfima natione,e preià Claf-fe, Città fortiffima, vcciiè il tiranno, chedentro vi fiera ricuouerato. Nò fotto l'altrui Imperio folo, àfauorde ! gl'imperatori,combatterono i Corcirefi; poiché da ib ièp-pero reprimere l’audacia de’ ribelli, che fenza ritegno per le foggette Prouineieà briglia fciolta icorreuano. I Dalmati,veggendo nelle guerre d’Italia diminuita l’imperiale potenza, fcolfero il giogo, e apertamente negarono à Celare il vaflàllaggio. Erano allora diftratte altroue le mili-tic dell’imperatore, il quale vedea da lontano il difordine, c benche bramafìè,non potea porui l’opportuno rimedio. Ma non folfrirono le ingiurie del loro fourano i Corlìoti fedeli; e à fpsfe proprie armando potentiilìma adunanza di nani,