Libro Primo. 43 argento. Aleflandro, quando nella battaglia con Dario gli fè dire Parmenione, che i Perfiani faccheggiauan gl* impedimenti, rifpofe, che fi combattei^ con fortezza 5 poiché perdendo la battaglia,poco importaua il bagaglio, e vincendo, farebbe de’ l'uoi, non folo il proprio, ma anche il bagaglio de’ fuoinimici. O lèhauelfcrohauuto tale auucrtenza i Capitani de’ Corcirefi, fenza fallo non ileappaua loro dalle mani la più infigne vittoria, che in molti fecoli Giulie ottenuta 1 Se doppo la rotta del corno deliro fi voltauano acircondare il finiftrojnon farebbe fiato dubio il trionfo, di cui e i Corcirefi, e i Corintij lì vantarono. Nelle guerre ogni picciola negligenza partorire grande rouina; e cento volte auuennc ,che pe’l defio della preda cangioflì in perdita la vittoria. Lo fperimen-tarono, lènza gli altri efempli degli Storici, i vincitori Feaci, che nel loro corno deliro, dal lì ni Uro degli auuer-iàri vitato, videro finiftra, e infelice la fòrte. Poiché gli Atcnicfi, per paura di offendere i Corintij,facendofi ipet-tatori della zuffa, allora lolo fi molIero quando era irreparabile la rouma. Riferilcono gli Scrittori, che le vne, e le altre naui fi attaccaflèroinmodofradiloro, che formando larga pianura di legno, parca la zuffa terreftre, non naualc; e che il fuoco, e il ferro de' combattenti heb-bcro folo parte nella battaglia,in cui l’arte marinarefea nó hauea luogo. I Corcirefi, benchc inferiori di numero, e nelle naui, e ne’ foldati, pugnarono lungamente di pari j ma foprafatti alla fine dalla moltitudine fi auuidero delia fedita : le pure veder potcuano fra tanti fumi, che man-dauan le fiamme, acceie nelle naui, e vincitrici, e perdenti. Gli Ateniefi vrtarono sì, ma in mal punto; poi- C 2 ebe