5* 8 Della Hiftoria di Corfù. cnellofpirito, e nella carne de* vinti. I prigionieri Cor-cirefi, allettati da’Corintij confimulatiaccoglimenti,fi affettionarono al loro partito in modo, che fecero penfie-ro, o di rouinare la Patria, o di ridurla a lafciare gli A tenie-fi, contro de’ quali allora l’odio Corintio fpiraua veleno. Sifuppone, che fecretamente patteggaifero, poiché liberati con la ficurtà palliata di pagare ottocento talenti, fol-leuarono fubito macchine, tramarono frodi, adunarono conuenticoli, e vniti a vna delle fattioni della Città diuifa, fconuolfèro lo fiato della potente Corcira. Due partiti regnauano in quel tempo nell’Iiòla, che a fomiglianza degli Ateniefi popolarmente fi gouernaua; vno era de’ Nobili, che mal iòffriuano tal dominio ; l’altro del popolo, che nel poiTefio volea mantenerfi. Più volte vollero venire all’armij ma più volte furono impediti ò dalle guerre di fuora, ò da Sauij didentro, che grida-uano, che darebbero occafione a’ loro nemici di fog-giogarli, fe , fra di loro vccidendofi debilitauan lo fòrze della Republica: che la pugna farebbe contro lau Patria, la quale fatta fcena di tragici auuenimenti, diuer-rebbe comedia ridicola a’ barbari conuicini : che meglio in fomma fi compongono le difcordie ciuili con la ragione , che con la ipada. Hebbero luogo tali difcorfi fin tanto , che non arriuarono i prigionieri da Corinto ; poiché, venendo come afpidi dall’incanto de’ nimici allettati, for-di alle voci, poièro in ifcompiglio le colè ; e come afpidi appunto alla loro madre lacerarono il feno. Si legarono Erettamente co’ Nobili dell’ordine loro, e ingrandendo le forze Corintie li perfuafero a credere, che lì difender gli Ateniefi era vno efporfi a pericolo euidente di perderfi. All’