Libro Terzo. iij tori : non poflfo con ciò tutto imaginarmi,che non aiutaf* fero i Romani ò cótro iSemi folleuati nella Sicilia, ò contro Mitridate Re di Ponto,eflèndo nell’vna, e l'altra guerra neceflarie le forze nauali dal l’amica Corcira. Stimo bensì, che nelle difcordie di Mario, e di Siila non s’intro-Éietteifero punto; e che allora godendo la loro quiete, de-pofte le armi, cercaifero vantaggiarfi nel trafico, e nel ne-gotio.La penna,no meno che la fpada,sà ingrandir leCit-tà;e vn zero tal volta acquifta più,che vn circolo militare, iportafpeffefiatepiù dalle mercature vn negotiate, che alle nimiche fpoglie vn foldato. Ma liigo no iti l’otio de’ orcirefi, aftretti a entrare a parte de gl’intereiTi di Gnco ompeo,chc difendeua la libertà della Romana Republi • a contro Cefare,che la tirannide meditaua. Quella lite, .’hebbe molti parteggiani,e fi decife col ferro,quafi tutta fu agitata nel dominio Corcirefe : onde fi può permettere fella penna l’aggirarfi più lungamente nel raccontarla . jGneo Pompeo, che per le cole da lui fatte ottenne il cognome di Magno,nelledifsetionidi Silla,e Mario,di quel- lo fu fautore, eairincontro di quefto fù feguace Celare; Onde nel cuore dell’vno,e dell’altro fi gittò quel ième,che boi fè pullular vn male, che non hebbe fine, che con la^, leruitù della Romana Republica. E benche per l’interpo-fition de’cómuni amici,non folo fi pacificaifero, ma facek fero parentela, hauendo Cefare preià in moglie Pompea^, figlia di Quinto Pompeo,di Gneo confanguineo,con ciò tutto femprel’odio interno mandaua qualche germoglio. Inimico j che fi riconcilia, poco fi deue credere all’auuifo el Sauio,che vuole non fe gli pretti fede in eterno. Creb^ e p©i la contefa quaifdo fà Cefare,éifendo arbitro di Ro~ Q^ ma