¿8 Della Hiitoria di Cor fu. i compagni fufl'ero trafportati altroue ; ma quando fep-pei o J’orrendo calo, che non diflèro contro de’ loro minici , contro la forte ? Quei chiamaron barbari, quefta tiranna; egli vni, e l’altra fenza occhi, fenzafenno, iènza pietà. Non la perdonarono a' Numi,perfèguitandoli con lebiaftemmie; e niòluti di non accompagnare la morte ignominiofa degli altri, niegarono a ogni vnol’ingref-fo. Ma ¿Corcirefi, che tutti volean priuare di vita, fallando {oprai tetti delTedificio, con pietre, e conrouine di muraglieli oppreifero in modo, che alla fine all’ira popolare furono crudelmente iàgrificati. Così fi eftinfe la Nobiltà de’ Feaci,da Giano, e da Nettuno generata, e da fiero Marte difperià. Sopra tali rouine il gouerno Arifto-cratico fi ftabilì in modo, che per lungo tempo non heb-be a pauentar le vicende del fato,qual riconoiceuano quei Gentili. Vinfe in fomma la forza, fù fuperata la virtù ; e i pochi furono oppreflì da' molti. Ma non perche vinti lafciano d’eflèrgloriofi gli Epaminondi ; e gli Ettori trucidati viuono alla fama, e co’piedi de’ verfi trafcorrono da per tutto. Nè con la vita de’nobili finì lo fdegno popolare, come narran le Storie; poiché dalle loro ceneri tralfero nuouo fuoco contro le donne, mogli > ò parenti di quelli, aftrignendole a vna duriifima feruitù, coiu farle ichiaue, e con trattarle dafchiaue. Più conueni* uan catene di amore, che di odio a quelle, che fra le Greche bellezze hauean vanto di riportare la palmari e pur conuenne loro di portarle al piede di ferro, in ve* ce delle gemmate, che portarono al petto, afine di legar mille cuori. Pouere Dame ! ferue delle loro ferue^ piangono negli ipofi la metà morta > in loro medefimo l’altra