Libro Primo. 19 fcnza contrailo, c battaglia, 111 cui, con molti altri, Gia-fon fu ferito. Doppo il furto, sii la naue Argo afedì diedero all'acque i remi, e al vento le vele ; e dubitando di ! edere arriuati nei Bosforo Trado, nauigarono a dirittura fino alla foce del fiume Iilro, da cui valicarono al Sacco, che fi perde nell'Adriatico ; quindi, per terra traiportato il leqno a Nauporto, fecero ritorno nella Teflàglia. Apollonio altrimenti narra tal fatto, fcriuendo, che prefero il ■cammino per la palude Mcotide, e varcato il Tanai vlcif-iéro nell'Oceano, quale traicoriò, per lo tiretto, ou’Erco-lc piantò le colonne, entrati nel Mediterraneo, non fecero poli fino a Corcira, oue dal Re Feaco, per via di Am-baiciatori da Geta fatto coniàpcuole del fatto, furono gli Argonauti chiamativi mudino. Propolé loro il giuito Principe, che al Padre doudìero redimire Medea, caio però, ch'ella futfe ancora vergine, come veramente era : | màrauucdutoGiaiònefubitodeflorandola, nella pruoua, che poi ne fece fare Feaco, trouoiTi donna, e a lui rimafe per feutenza, che a fuo fauore fu data. Medea, lieta dello IponCUitio, in rendimento di gratie agli Dci,iàgrificò nel Tempio di Apollo, ed erette due altari, l'vno alle Ninfe, l'altro alle Nereidi, benche Apollonio dica, che ambo furono dedicati alle Parche. Celebrate le nozze partirono gli Argonauti, e gli Ambaiciatori di Geta, timorofi dell* ira del loro Re, ti rimatèro in Corcira, e da Feaco ottennero territorio da fabbricare vna Città, che tòrte iniìgne col tempo. Mi fadubitare, che negli anni di Feaco au-uenifle ciò, c’hò ieritto, quello, che tcriuc Filaoro, citato da Plutarco nella vita di Tetèojpoiche riferiice,che quelli, aauigando con gli Argonauti^ hebbe per rettore della fua C 2. naue