Libro Secondo. 8 3 contenti del folo corlo, prefero a tradimento la Città di Fenice, loro venduta da ottocento Galli, che la guarda-uano a nome degli Epiroti. Eran itati quelli Galli dal loro medefimo paefe banditi per infedeltà, e fellonia, ed efsendofi polli al foldo Cartagineiè, tumultuando cominciarono a faccheggiare Agrigento, da doue condotti di prefidio a Erice, cercarono tradire la Fortezza a* nemici i ma fuanito il diiègno fecero pafsaggio a’ Romani,da’ quali hebbero in guardia il tempio di Venere Ericina, famofo nella Sicilia. Però gli empi barbari il manumefsero con tal dolore de’ Romani, che per caftigo tolfero a tutti Tarmi , e fuora delTltalia, e della Sicilia, li cacciarono. Na-uigarono eglino verfò Epiro, e gli Epiroti , credendofi di hauer fatto vn grande acquifto, ammeifili fotto le loro in-fegne, della Città di Fenice li fecero collodi ; ed eglino, che non Thaueano perdonata a’ Latini, non la vollero cedere a’ Greci, e, come fi dille, diedero a gTIllirij la Fortezza . Tremò Corcira alTauifo, che gTIllirij haueano fermato il piede sù le ipiagge vicine, preiàghi delle calamità, che fucceilèro. E fi accrebbe il loro timore, quando gli Epiroti, che fi erano accampati fotto Fenice, per ripigliarla , da Scerdilaido Capitano di Teuca, furono rotti, benche non fulferopiù che cinque mila gTIllirij. Onde forzati dal pericolo, con altri Greci, ricorièro alla República Romana, la quale in que’ tempi potentiifima e in terra, e in mare, a molti popoli daua leggi, a molte nationi imperaua. Doppo la guerra con Pirro hauea ella conqui-ftato tutta Tltalia ; i Picenti da Publio Senfronio, e Appio Claudio Coniòli;i Salentini da Marco AttilioRegolo Aggiogati non più fi opponeuano a difegni di palfare più ol- M 2. tre