Libro Quarto. 187 fra gli antichi Criftiani iblea conccdcrfi al merito, non all’ctàjnon a’luftri,maal luftrodi virtuofe attioni. Defi-dcrandodi viiltare i luoghi Santi di Gerufalemme,natit:o fuolodelfnoCelefte, e terreno Padre, fipofeinvia, o incappò in mano de gli Agareni ladroni, a’ quali rubò il cuore con le fue dolci maniere ; onde priui que’ barbari di cuore non hebbero animo di trattenere Angelo fra lo catene ; che gli (piriti non han paura di ceppi, nè temono di legami. Fu fciolto, hebbe la libertà, e puote la fua primiera intentioneadempire, folleuandoil iòle del fuo intelletto al pnradilòalla viftadi quella terra,ou’hebbel’or-to, e l'occaiò il vago lol di giuibtia. Dalla Paleft ina fi condufle à Cortantinopoli, trattoui dalla medefima diuo-rione di vedere gli ftrumenti del martirio di Critto,e le altre pretioiè reliquie, che in quella Città fi adorauano. Qui da S. Trifone, che fu poi Patriarca, accolto, diedo chiari fègni della fua fantità ; onde alla cura del Monarte-rio dell’ordine fuo fù porto, e vi efèrcitò l'vflìcio di Padre finche, vacandolaChiefadiCorfu, àquello di Paftoro fi actinie. Accettò, non fenza refifterc, la carica, e coni -parendo con 1*A portolo tutto à tutti, preiè la cura dello anime, e non volle tralaiciare quella de’ corpi. Protettore delle vcdoue, tutela degli orfani, follieuo degli afflitti, teforode’biiògnofi ; poteadirfivnfacroProteo, che non lafciaua figura,in cui non fi trasformai^ à beneficio della greggia. La vita ponea per le fue pecorelle, l’anima non già, perche non l'hauea, hauendola data à quel Dio, che gli fufempreallìftente. Onde venendo lopra Tifola numeroio nauilio di barbari, per depredarla, non dubitò, come fece S. Leone Papa con Attila, di gire Cc 2 àin-