Libro Secondo, 69 l'ultra metà moribonda. La mia penna non è di corbo, c pur'è aftretta a fermarli fopra tante carnificine, che ipita-no alla memoria de' pofteri abbomineuole fetore delle at-tioni de’Corcirefi j che apprefero i coftumi, non dagli li uomini, ma dalle fiere. Che vccideifero gli armati fup-plicheuoli fu crudeltà; ma che imprigionaiTerolefemine, c'hauean per arme le lagrime,fu villania. Ne meno fra Lotofagi , e Leftrigoni vna fimile empietà fi ritruoua. Se vi hebbero parte gli Ateniefi, come fi crede, poco acquifta-ron di gloria, molto d’ignominia predò le nationi del mondo. Ma eglino intenti a maggiori difegni, per hauer dalla loro parte vnanim’i Feaci, permifero quello, che refe lo fiato di Corcira per allora quieto. Haueano intentione di aflàltar la Sicilia con più potenza, che per l’addietro mai hauelfero fatto, e voleuano delTlfòlaauualerfiper piazza d'arme, come commoda al paifaggio, che macchinavano . Qui adunarono i legni al numero di cento trenta quattro, oltre due galee Rodiane di cinquanta remi per ogni vna: qui fecero la raflègna delle militie, cheaicefè-10, non computati marinari, a cinque mila e cent’huomi-ni d'armi : picciola fchiera, fe fi mira alla groflà armata, e » al fine d'inuadere la potenza Siracufana. Però io giudico, che ogni huomo d'armi chiudeife più di vn ioldato; e me’l perfuadono le Storie Italiane, che di gradi eferciti parlando , iolo di pochi huomini d’armi fan mentione ; ò perche di quefti fòli fi doueiTe far conto, ò perche militauano come capi, de’quali, lafciata la memoria de’fantaccini, fi facea ricordanza. La verità ilia a fuo luogo, che non pretendo muouerla 5 baila a me l’accennare il mio penfiere 5 giù-