tata dall'orgoglio e dalle avventure. Per quattro volte i suoi figli dovettero abbandonarla, ca.c­ciati dalle invasioni e dalle epidemie. I re croati la signoreggiarono. la Repubblica Veneta la donò in feudo ai Morosini, fu dei Re ungheresi. e finalmente una volta ancora dei veneti che la tennero, come gli altri luoghi della Dalmazia. dal .ecolo XV fino al crollo della Repubblica. In tutto questo tempo fu nemica e rivale di Arbe, gelosa delle proprie origini e della propria for­tuna, insofferente della supremazia che Zara (l) e&ercitava sulle sue cose pubbliche con l'impoei­zione dei suoi Rettori e dei $uoi Statuti. Tommaso Zorzi, Pretore. vi alzò il Pala.uo del Conte, dimora del Rettore e conte veneto, sul declinare del 400. L'edificio, in pietra bat­tuta, non ha un grande valore d'arte; ma il Zorzi doveva esser molto amato dai cittadini di Pago, per talune opere compiute a beneficio del paese. e l'espressione della universale ricono­scenza è stata quella che ha fatto ornare la co­struzione modesta di una delle più belle sculture che la terra dalmata vanti di possedere. Non è molto conosciuto questo gioiello: ma Pago è talmente fuori del mondo, è così perduta tra i suoi oliveti selvaggi e il suo pe8COiIO mare che pochi son coloro che vi sostano e v'indu­giano: nè la sua fama è tale da far _perare a (I) Ad ollni ribellione di Pa, Zara eIa inRenibile con la lua punizione. Memolabile il durissimo castigo che due lIa­lere zaratine inRilsero alla città turbolenta. dopo la cacciata .leI conte Giovanni Seppe . • 150.