Libro Terzo. 127 Voi beati, che potette cauardall’onde quel lume, cho pofto fui candeliero, Tempre riiplende 1 Vn iòle di chiari raqqi à voi fpunta dall’acque ; e in sì pretiofo iauacro le vottre macchie dilieguanfi. Così di molte pietre di {bandolo teppe fare Dio fatti fcalpellati all’edificio della Chie-Ifa. Ma tutti non furono i ladri, che ottennero dal Cielo tal gratia; onde da quei, ch’eran rimarti più che mai iòm-merfi negli errori, perchefuggiron dall’acque battefima-Ji,fufubitoauuifatoCercillino, il quale, pieno di fde-gno, impofeà fuoi miniftri,che giiìèro a’ catturar que’ ni-mici di Apollo. Di Apollo erano al ficuro nemici quei, che teneuano folo amicitia co'l vero Sole del Paradifo. Trà ceppi, e tra catene furon condotti al tiranno, il quale, ardendo di rabbia, appena li vide, che con voce di tuono, e non vi vergognate, gridò, di folleuar conta lingua vno, che, per lefue feeleraggini, fù folleuato Copra di vn legno ? É da quando in qua fon degni d’inccn-20 i patiboli, e di adorationi le forche ? Così fi oltraggiano i Numi? E io potrò comportarlo ? Ovoilafcie-rete la falià credenza, ò la vita. La vita più tofto, riipo-lero i Santi, che la fede ci toglierai 5 poiché l*vna finiico co’l tempo, l’altra vna eternità ci promette. Ci ipiaco bene,che tu rimanga cieco, e che facci oifequio à Dei fenr u pupille 5 del retto il chiudere alla morte le pupille poco ci cale. Ariè di rabbia à tali parole l’infuriato Cercillino, e volendo chiudere la boccaà quelli, che così fauiamente parlauano, dentro tetra, e ofeura prigione li fe rinterrare. Rierano fette ladroni, per gli loro misfatti tenuti fra’ legami, i nomi de’ quali come degni di gloria fi deuono re-giftrare ne’ tògli, e furono Saturnino, Gianiculo, Fautti-