argentine che fanno fremere il cielo e l'acque. Sopra le alture che guardano l'Epiro usurpato, sulle rive dello Schkumbi che udirono un giorno le coorti avverse disputar senz'armi. divise dalla corrente, e più oltre su tutti i valichi, a vigilanza di tutti i pa.ssi per cui è possibile traversar le IllUde montagne, i soldati nostri portano e difen­dono il diritto della Patria. Invano Valona ostenta ancora le sue moschee che gli esili minareti fiancheggiano. Il suo aspetto è più che altro italiano. E questi minareti stessi che ai levano, tagliati nella pietra. ricordan forse in qualche linea. l'opera d'alcun artefice vene­ziano. d'alcun marmorario di quel tempo assai più felice, che vide la Serenissima affacciata in potenza sulla baia, con una rocca che vegliava le grandi vie del Leyante. Allora, tra il XV e il XVII secolo specialmente, Valona aveva una certa p1'osperit di vita. Nel gergo dei navigatori essachiamata « scalo era di rinfresco» e il suo molo dominato dal forte ve­deva adunate di galeoni e di fuste, quali non vide mai di triremi da battaglia e da traffico il molo romano di Orico. E la bella baia profonda. offriva sicuri rifugi contro ogni più fiera tem­pesta. r. dunque perch riprenda il sue uftieie, Jter­ch riviva e 8Uperi i w.i 1'I\i1iori tempi e},e l' I­tali a , in cui VeneEia s'è fu•• terna lulla lua s'ponda. L'Italia elle riaelleva i lUoi i Orie'1­tali, e afti'neh la sua interezm l'!!I.!:ion!l.le aia compiuta e libero lIia il auo respiro nel Mediter­i"aneb i'uWo, vuote ric'o'Irdoha alla lUa grulla -198 ­