J9 tori della morte degli uomini del suo cantone affinché fossero fatti tutti, giusta le sue leggi, morire. Il Senato insisteva col mezzo del suo console coll’ appoggio dei documenti spediti presso il Bey per oppugnare le sue asserzioni, e al Bey stesso, inviava un fermissimo dispaccio, invitandolo al rispetto dei trattati e che se i veneziani furono costretti a usar della forza nel fatto di Zara, lo furono per diritto di natura e per l’onor delle armi. Intanto i predoni tripolini continuavano nel loro mestiere. Nel gennaio 1765-66 tre dei loro sciambecchi in Navarrino avevano predata una nave veneta chiamata Libertà diretta alle Smirne e fattone schiavo I' equipaggio, aveano il tutto mandato a Trìpoli ed altra nave veneta era stata da essi bruciata e colata a fondo e fatto schiavo I* equipaggio. Il Bailo di Costantinopoli annunziava inoltre che ben altre quattro navi erano state predate dai Tripolini, una nel porto di Modone, una nel porto di Milo, e due nelle acque dell' Arcipelago. Come é facile immaginarsi, questo stato di cose rovinava completamente il commercio veneziano, c la bandiera veneta restava senta noleggi nè si trovava chi volesse impiegarla stante il rialzo del prezzo delle si-curti. Per questo motivo i capitani mercantili veneti chiedevano come dovevano regolarsi incontrando qualche corsaro tripolino, essendo nel timore di restar predati se