354 massime allor che, interrotti, si ripigliano in mezzo a più gravi concenti. Qui è un duetto tra Ernani ed Elvira, in cui meravigliosamente s’ uniscono le voci de’ due cantanti, e 1’ aria o romanza che vogliasi dire, di D. Carlo, che per la soavità della melodia può paragonarsi a quella famosa del tenore ne’ Puritani, e eh’ è cantata con garbo, e grande maestria, con facili e nitide fioriture dal Superchi che, e qui e nell’ altra grand’ aria della terza parte, crebbe di cento doppi; così accortamente il maestro seppe valersi de’ suoi mezzi, e metterli in mostra. Questa second’ aria è bella in ¡specie pel pensiero sublime della stretta, in cui con una squillante e molto espressiva armonia insorge in tutto il suo pieno 1’ orchestra ad accompa-nar le parole : E vincitor de’ secoli II nome mio farò. Ora è il bel coro de’ congiurati, che pel pregio di composizione nel primo tempo, può paragonarsi al largo della prima parte, e vince nella stretta pel brio e la vivacità della cantilena gli stessi cori più bei del Nabncco e dei Lombardi-. Si ridesti il Leon di Castiglia, E d’Iberici ogni monte, r.gni lito